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L’interruttore del buio

50,00 

1 copia numerata e autografata 1/40 del libro “L’interruttore del buio”

LINK: https://issuu.com/giacomo-saviozzi/docs/giacomo-saviozzi?utm_medium=referral&utm_source=www.giacomosaviozzi.it

L’interruttore del buio. Reportage fotografico a trent’anni dalla legge 180 sugli ex manicomi

Testi di Paolo Crepet, Cinzia Busi Thompson, Silvano Agosti, Gisella Trincas, Andrea Tagliasacchi.

Morgana Edizioni p. 128

 

Il fotografo Giacomo Saviozzi ha cercato non soltanto di scoprire le forme o le architetture dei luoghi degli ex manicomi, ma di rivelarne soprattutto i rumori, le sensazioni, la paura, l’angoscia… Il titolo è nato dall’idea che l’istituzione totalizzante del manicomio abbia annullato e spento, un po’ come un interruttore, migliaia di persone. La logorante e involutiva vita del manicomio, con i suoi ritmi sempre uguali, anonimi, amorfi e ritualizzati è stata fino al 1978 anno dell’approvazione della Legge 180 detta Basaglia – una sorta di lager dove il malato mentale veniva confinato lontano da tutti. A distanza di trent’anni, quelle strutture ormai fatiscenti trasudano ancora lacrime e urla strazianti, placate dalle inumane terapie elettriche. Tra mura screpolate, finestre in frantumi, resti di passato, di vite, ho intrapreso un viaggio fotografico alla riscoperta di una verità molto spesso taciuta, una verità che la mia generazione non ha vissuto e quindi non conosce.

Tra le pagine del graffito di Oreste Nannetti, a Volterra, tra le porte blindate dell’O.p.g. di Reggio Emilia, attraversando le pagine di Mario Tobino nelle Libere donne di Magliano a Maggiano vicino a Lucca, oppure tra gli scorci di mare a Pratozanino, è nato questo reportage che inizia con le foto degli uomini, o meglio, di ciò che l’istituzione ha lasciato degli uomini: foto tessere, cartelle cliniche, dove si leggono le motivazioni di una reclusione spesso assurda.

Leggere: nessuna cura – eccitamento maniaco – epilessia – serenase – morte per decubito.

Leggere i nomi, le classificazioni, vedere che piano piano anche l’uomo si spegne con “l’interruttore”.

Il reportage si snoda tra il buio delle camerate, i letti in fila, le celle degli ex ospedali psichiatrici di Volterra e di Reggio Emilia, tra le immagini sacre, dissacrate dal tempo, abbandonate. Sfogliando il libro si arriva, in un crescendo di sensazioni dolorose e di abbandono, al “cimitero dei matti”: croci divelte, erba alta, pochi nomi, come se stessero lì a testimoniare che anche nella morte si è consumato l’abbandono.

Giacomo Saviozzi è nato a Lucca nel 1975. Lavora e abita alle porte della Maremma. Grafico pubblicitario fino al 2005. Ha cominciato a fotografare da ragazzino. Il suo primo libro Scendo, cambio il mondo… e torno, una raccolta fotografica in tempo di pace pubblicato nel 2005 da Non Solo Stampa, Pisa, è una raccolta fotografica sui movimenti pacifisti tra Firenze e Roma dal 2002 al 2004 con la prefazione del giornalista Alfio Nicotra.

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